40 anni dopo la legge Basaglia: Pesaro celebra la ricorrenza.

    40 anni dopo la legge Basaglia: Pesaro celebra la ricorrenza.

    Siamo arrivati al quarantesimo anniversario della legge n.180 del 13 maggio 1978, nota ai più come legge Basaglia, che aprì le porte dei manicomi italiani.

    Tocca ‘l mur è la manifestazione pesarese atta a commemorare la conquista attraverso mostre, rappresentazioni teatrali e installazioni.

    Protagonista la Biblioteca Oliveriana di Pesaro che, dall’11 maggio al 16 giugno, ospita la mostra Un manicomio di carte.

    Cesare Lombroso a Pesaro, l'esperienza del Diario del San Benedetto e la vocazione letteraria del luogo a cura di Roberto Vecchiarelli dell’Associazione Quatermass-x, Antonella Micaletti di Etra e Settimio Perlini di “almaloci.com”.

    Il giornale del manicomio allestito da Cesare Lombroso è una delle testimonianze archivistiche più suggestive e in linea con l’anniversario basagliano. «Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole» - così cantava De Andrè in Un matto (dietro ogni scemo c’è un villaggio): la questione dell’accoglienza sociale e dell’urgenza della comunicazione è un nodo cruciale del disagio psichico.

    A dialogare con le carte e gli spazi ci sono opere di artisti ispirati alle memorie cartacee del Fondo Ospedale Psichiatrico Provinciale (Barbara Amadori, Thomas Spada, Nadia Trotta, Alessia Manzone, Martina Giorgi) e degli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Urbino.

    In occasione dell'inaugurazione dell’11 maggio Liz Marsigli ha interpretato alcuni testi ispirati al lavoro di Franco Basaglia e i Filodrammatici del manicomio San Benedetto hanno messo in scena La lettera U di Tarchetti (concept Roberto Vecchiarelli, interpreti Giorgio Donini, Giuseppe Esposto, Francesca di Modugno).

    Info: Biblioteca Oliveriana Pesaro, tel. 0721.33344; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.oliveriana.pu.it

    Diamo la parola direttamente a Roberto Vecchiarelli, artista, professore dell’Accademia di Belle Arti di Urbino e ideatore della manifestazione.

    Questi eventi sono frutto di una tua ricerca pluriennale... una delle tappe propedeutiche è stata quella della pubblicazione dei Diari del San Benedetto, che ha permesso di consolidare il ponte tra il sentire comune e quello dei “diversi”: è un dovere morale oltre che culturale dare nuovamente voce a chi non ne ha avuta per troppo tempo.

    La mia ricerca è cominciata nel 2006. La prima idea era quella di documentare un luogo storico, un edificio reso evanescente dall’abbandono e minacciato dalla speculazione. L’incontro con le tracce di tante vite dimenticate mi ha condotto a cercare qualcosa che potesse evocare i pensieri degli internati. 

    Nel fondo librario dell’ex manicomio sono emersi i fogli di questo giornale manicomiale, primo in Italia, creato da Cesare Lombroso nel 1872.

    E’ stata una rivelazione perché da qui sono emerse testimonianze che non solo danno voce al pensiero del singolo ma a quello di tutto un mondo sommerso. Anche i poveri illetterati potevano in qualche modo emergere e prendere corpo.

    Soprattuto, quello di Lombroso e del suo assistente Luigi Frigerio, era un mezzo per entrare in contatto diretto e quasi paritario con gli internati-redattori e attraverso questi “si otteneva il vantaggio di diffondere idee più esatte e nobili sulle condizioni morali degli alienati e rialzarli agli occhi del volgo che considera spesso i dementi come bestie feroci”.

    L'anniversario deve invitarci a riflettere anche su quanto è stato – o non è stato -  fatto in termini di assistenza e consapevolezza sociale: pensiamo alla figura di Tobino, medico e scrittore, che ne Gli ultimi giorni di Magliano, opera del 1982, denuncia come molti malati anziché godere della libertà ottenuta, una volta lasciati soli si suicidano. 

    I presupposti della legge Basaglia provengono da quelli che hanno reso possibile i processi di trasformazione di un’intera nazione (soprattutto la Resistenza e il ’68). Caduti questi ecco che la 180 è diventata l’ennesima occasione perduta in un contesto, tutto, dove le energie civili vengono soffocate, dove lo spirito comunitario viene svilito, dove pensare anche in nome delle generazioni future vien meno, dove libertà uguaglianza e diritto si perdono. 

    Il gioiello lasciatoci in eredità da Franco Basaglia, per un arco di tempo, ci ha fatto diventare un paese all’avanguardia nel contesto dei diritti civili restituiti a coloro che per tanto tempo li avevano perduti. Oggi l’Italia è una nazione che più volte è stata richiamata dall’Europa a rispondere su questioni di diritti civili negati.

    La concertazione di studiosi, artisti, musicisti è la chiave di Tocca 'l mur:  un sentire sinergico, sinestetico, per avvicinarci da più angolazioni al mistero della pazzia e andare oltre 'l mur dello scetticismo e di qualsiasi logica di separazione.

    Ho sempre pensato in termini di trasversalità. Lo stesso Basaglia nelle famose giornate triestine ha prodotto l’incontro fra la psichiatria più all’avanguardia e l’arte, la musica, il teatro. Ugo Guarino, Ornette Coleman, Dario Fo, solo per fare pochi nomi, hanno preso parte alla rivoluzione simboleggiata da un cavallo azzurro di cartapesta. 

    Dall’inizio della mia esperienza  non ho potuto fare a meno di proporre punti di vista che non fossero solo quello personale dello storico, del fotografo e del videomaker. Avevo bisogno di un coro di voci che mi accompagnassero, capaci ognuna di una propria visione: soprattutto quella di musicisti e artisti.

    Lo stesso Diario del San Benedetto nasce come un lavoro collettivo fatto di più voci, dove si raccolgono esperienze di scrittura in prosa, poesia, teatro, esperienze artistiche, camminate. Per i redattori del Diario scrivere è formare una comunità entro la quale trovare se stessi. Un focolare attorno al quale raccontare è l’opportunità per trarre vantaggio da ciò che si è vissuto e mettere dimora insieme agli altri.

    Pubblicare e poi mostrare i Diari del San Benedetto mi è sembrato un dovere, così come raccogliere quanto rimaneva di un edificio saccheggiato. Infatti con l’Azienda Sanitaria di Pesaro abbiamo realizzato un Museo che potesse raccogliere reperti e raccontare ad un numero maggiore di persone cosa era un manicomio e soprattutto questa sua vocazione memorialistica. Purtroppo il Museo alleStufe è ancora chiuso perché alla bella e sensibile idea si è sostituita la rigidità di un ente pubblico sempre più imbalsamato e poco attento alla sensibilità del pubblico. 

    L’espressione dialettale tocca l’mur è quella che un internato, negli anni Settanta, urlava a chi passava sotto la sua finestra. Forse sperava che il muro si consumasse e con lui si erodesse un’intera istituzione come ha poi ottenuto Franco Basaglia. 


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