Una regione per puro "Caucaso"

    Una regione per puro "Caucaso"

    Daghestan, Cecenia, Inguscezia, Ossezia del nord, Kabardino-Balkaria, Karachevo-Circassia, Adygeya, Stavropol Kraj, Krasnodar Kraj, Armenia, Nagorno Karabakt, Azerbaigian, Georgia sono i paesi della regione del Caucaso, compresa tra il mar Nero e il mar Caspio.

    Una regione alla quale la fine dell’impero sovietico ha restituito una problematica indipendenza nel quadro di un riordino etnico, religioso, linguistico, economico e di potere necessario dopo gli stravolgimenti provocati dallo stalinismo che aveva operato mediazioni di frontiera utili al proprio interesse e controllo. Le conseguenze sono state tensioni che producono guerre, alleanze contrapposte e trasversali, talvolta contradditorie per lo più condizionate dalle posizioni e interessi che la Russia mantiene.

    In questo contesto per un osservatore comune è difficile orientarsi. Sui media arrivano echi lontani di disordini, ribellioni, guerre, gli elementi divisori sembrano essere in particolare religiosi, culturali ed etnici, ma quasi sempre nascondono i veri motivi che sono quelli economici in virtù delle grandi risorse naturali presenti nella regione e l’influenza dei diversi soggetti interessati a queste, oltre alla Russia, la Turchia, l’Iran, gli Stati Uniti e non ultima l’Europa. La presenza militare fondamentalista complica ulteriormente le relazioni locali e internazionali, dando vita a una serie di processi che è difficile seguire, se non per grandi linee.

    A questo legittimo deficit di comprensione, della quale può essere in parte responsabile anche l’informazione che lascia per scontata la turbolenza della regione, facendone emergere solo episodicamente le relative problematiche, sopperisce il volume “Caucaso – Dall’Urss a Putin: il dilemma di una regione di frontiera”, edito da Bordeaux, che raccoglie, a cura di Daniele Cellamare, docente presso la Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza di Roma e presso il Centro Alti Studi della Difesa, una serie di contributi di diversi autori, tutti specializzati o specializzandi su queste tematiche.

    Oltre alla necessaria prefazione dello stesso curatore del volume, abbiamo interventi, ampi e approfonditi, che entrano nelle pieghe della materia mettendo in rilievo gli aspetti più dirimenti all’origine della situazione caucasica, per molti versi esplosiva, sia per ragioni contingenti che storiche, come ad esempio quella del Nagorno Karabakt, conteso dall’Armenia, per ragioni di natura etnica (il 90 per cento della popolazione è armena), e dall’Azerbaigian, a cui fu assegnato da Stalin nel 1923. “Solo il 2 settembre 1991 il Nagorno Karabakh dichiarò la propria indipendenza” scrive Ilaria De Napoli nel suo intervento L’Armenia al centro. E conclude: “Tuttavia, da allora i conflitti e le rivendicazioni continuano a manifestarsi a più riprese”.

    A queste si aggiungono altre ragioni di carattere religioso, per la presenza di confessioni che vanno dall’islamismo, nelle sue varie declinazioni e contrapposizioni al suo stesso interno (wahhabiti, sufi, sunniti, sciiti, salafiti e altre minoranze musulmane) al cristianesimo ortodosso nelle sue varianti nazionali o al culto apostolico armeno, dalla presenza ebraica, come in Georgia, “una elle più antiche comunità esistenti nella regione” ad altri gruppi religiosi.

    Le tensioni esistenti pongono anche problemi nella sicurezza, da cui derivano alleanze a scopo militare e non solo, come può essere quella russo-armena o altre che vedono coinvolte la Turchia, l’Iran, gli Stati Uniti, la Francia e l’Europa e così via, in un insieme di dinamiche che non riguarda solo gli armamenti, bensì il Cyberspazio, visto l’utilizzo di tecnologie informatiche utilizzate per attuare azioni criminali negli affari interni degli Stati, “disturbando l’ordine pubblico, fomentando l’odio nazionale (…) e lo stato di propaganda sovversiva”, come riportato da Aldo Ferrari che riporta il testo delle quattro principali minacce di sicurezza informatica e dell’informazione contenuto nel decreto “Principi della Politica di Stato della Federazione Russa nel Campo della Sicurezza Informatica Internazionale fino al 2020”, promulgato dalla Russia nel 2014.

    Più in generale, comunque, l’importanza di questo libro è sottolineata anche dal fatto che, per quanto tratti di una regione lontana e complessa nelle sue articolazioni socio-economiche, religiose e militari, quella del Caucaso riguarda anche noi, europei e italiani, per gli approvvigionamenti di gas  ed energetici in generale dai quali dipendiamo (la stessa TAP, di  cui si è tanto discusso è ad essa collegata). Capirne le dinamiche, almeno nelle sue linee macro, è importante per noi e questo “Caucaso” a riguardo ci dà senz’altro una mano.

     


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