Con la fine dell’epoca del segreto bancario e l’introduzione della trasparenza, i nostri conti correnti sono, in qualsiasi momento, nella disponibilità dell’Agenzia delle Entrate che, per legge, può presumere un’evasione fiscale a fronte di bonifici non giustificati o versamenti in contante.
L’onere di dimostrare il contrario spetta al contribuente.
Si chiama presunzione legale di maggior reddito ed è estesa alla totalità dei contribuenti, inclusi lavoratori dipendenti, pensionati e persino disoccupati.
Se un importo a credito risulta “sospetto” rispetto al reddito dichiarato, l’Agenzia delle Entrate è legittimata a presumere una sottrazione di reddito soggetto ad imposizione. Questa presunzione viene detta “relativa” perché ammette, come si diceva, la prova contraria da parte del contribuente. Sostanzialmente si deve dimostrare l’origine lecita del denaro in entrata sul proprio conto corrente e il fatto che esso non debba essere dichiarato perché già tassato o esente (donazioni, vincite al gioco, risarcimenti, eredità).
La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 7277 depositata il 23 marzo 2018 ha affermato che per giustificare le movimentazioni bancarie sospette sulle quali si basa l’accertamento fiscale non è sufficiente sostenere in sede di contenzioso che questi derivino da semplici rapporti di debito-credito con i familiari. È necessario dimostrare che le movimentazioni bancarie sospette derivino da redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta. Non è quindi possibile giustificare che i versamenti riguardano denaro ricevuto dai familiari, se questa argomentazione è generica e non supportata da documenti scritti.
Per la Cassazione la prova liberatoria sulle movimentazioni bancarie sospette deve consistere nella dimostrazione dell’esistenza di redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta. Quindi non basta dire genericamente che i versamenti riguardano denaro ricevuto dai familiari, magari per restituzione di prestiti fatti in passato, se questa argomentazione è generica e non supportata da documenti scritti. Ecco perché è meglio far passare tutto dal conto corrente e tramite bonifico, in modo da tracciare i movimenti e poter dimostrare, anche a distanza di anni, che non si sta dichiarando il falso.