La Corte d'Appello di Lecce ha confermato la sentenza di primo grado che obbliga una banca a restituire oltre 60.000 euro a un imprenditore della provincia di Brindisi per addebiti ingiustificati su un conto corrente con apertura di credito. La sentenza, datata 2024, ha riconosciuto pratiche irregolari come anatocismo trimestrale e commissioni di massimo scoperto senza adeguata giustificazione contrattuale. Oltre alla restituzione delle somme, la banca è stata condannata a pagare interessi e spese legali.
Questa pronuncia si aggiunge ad altre simili e rappresenta un importante precedente per le imprese, particolarmente in regioni come la Puglia, dove le piccole e medie aziende costituiscono il fulcro dell'economia locale. Secondo i dati della Banca d'Italia, oltre il 70% delle controversie bancarie nel paese riguarda addebiti non giustificati, evidenziando quanto sia cruciale per gli imprenditori monitorare i propri rapporti con gli istituti di credito.
La sentenza sottolinea l'importanza di un'azione legale tempestiva per recuperare somme illegittimamente addebitate, offrendo alle aziende un precedente concreto per difendersi da pratiche scorrette come interessi ultralegali o anatocismo. Essa stabilisce, inoltre, un principio di trasparenza fondamentale per le relazioni tra banche e clienti, chiarendo che gli addebiti devono essere supportati da pattuizioni contrattuali chiare e giustificabili.
In un contesto economico delicato, la decisione della Corte offre alle imprese uno strumento importante per ottenere giustizia e recuperare fondi indebitamente sottratti, garantendo trasparenza e correttezza nei rapporti con gli istituti finanziari.