Trasparenza bancaria, una presa in giro?

    Trasparenza bancaria, una presa in giro?

    Il sistema migliore per fare in modo che il cliente non sappia ciò che una banca decide è recapitargli, tutte insieme, tante informazioni e modifiche, in un plico di almeno 20 pagine, avendo cura che sia scritto nel legalese meno comprensibile possibile.

    In tal caso, l’effetto ignoranza sarà assicurato. Così l’istituto bancario avrà mano libera e il cliente verrà a conoscere veramente le novità solo a cose fatte, quando queste avranno inciso, talvolta pesantemente, sulle proprie finanze.

    Ottimo sistema per non essere trasparenti, ossia il contrario di ciò che impone la Legge.

    In altri termini: eravamo più al corrente sulle questioni bancarie quando la trasparenza non esisteva.

    La Banca d’Italia, con provvedimento adottato il 29 luglio 2009 e successive modifiche, l’ultima in data 3 agosto 2017, ha voluto disciplinare la materia di “trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari-correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti”. L’intero pacchetto normativo sull’argomento è consultabile sul sito della Banca d’Italia stessa.

    Sulla carta, dunque, la tutela in materia di trasparenza dovrebbe essere reale. Nei fatti, invece, il più delle volte, la tutela è solo formale. Troppo spesso, infatti, la trasparenza e la tutela della clientela sono percepite da banche e intermediari come un mero adempimento di obblighi normativi anziché come fattore fondamentale per assicurare una gestione sana e prudente e conseguentemente un sistema finanziario solido. Gli anni di crisi, i tanti scandali e crack bancari, almeno questo avrebbero dovuto insegnare.

    Il principio fondamentale su cui si basa la disciplina in materia di trasparenza è che la documentazione fornita al cliente deve illustrare le caratteristiche, i rischi e i costi dei prodotti e dei servizi con modalità comprensibili e che agevolino il confronto tra le diverse offerte presenti sul mercato. In sostanza, si dovrebbe coniugare quanto più possibile completezza, semplicità, comparabilità.

    Comprendiamo che fornire informazioni chiare e confrontabili non è semplice, ma inondare il cliente di un eccesso di documentazione troppo tecnica va certamente nel senso contrario.

    Opacità dolosa o semplicemente incapacità di chiarezza? In tutti casi, come sempre, il cliente è la parte debole del rapporto e, nonostante l’intento di legge, trionfa la mancanza di trasparenza e conseguentemente di correttezza.

    Per la serie “il buon senso perduto”…

     


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