Good bank o Bad Bank?

    Good bank o Bad Bank?

     Così l’avvocato Enrico Sirotti Gaudenzi spiega le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere il libro “Banche, good bank e bad bank” sempre edito da Primicieri di Padova. 

    Cogliamo l’occasione per chiedergli quali, tra i provvedimenti adottati dal Governo, ritiene più critici?

    “Sono stato interessato da sempre alle riforme in ambito bancario ed analizzai la direttiva BRRD nel mio primo volume in ambito bancario: “il bail in e la direttiva BRRD”, Primiceri Editore, Padova, 2016. Oltre a questo, occupandomi di tutela del credito, ho seguito da sempre numerose vertenze a tutela di clienti, risparmiatori ed azionisti nei confronti di parecchi istituti di credito.”

    “Tutti o quasi tutti! Infatti, nonostante i molteplici provvedimenti adottati, il Governo non è riuscito a risolvere alcuna problematica, come si auspicava: il decreto legge n. 183/2015 (decreto salva-banca) ha sortito i dolorosi effetti con la risoluzione della quattro banche coinvolte dal provvedimento; le riforme sulle banche di credito cooperativo, attuate con la legge n. 49/2016, hanno snaturato le realtà bancarie e creditizie che erano radicate nei vari territori a danno dei piccoli imprenditori che avevano stabilito un rapporto di fiducia tra banca e cliente; la riforma delle banche popolari è stata sottoposta al vaglio della Corte costituzionale per evidenti profili di incostituzionalità; infine, il fondo Atlante, si è dimostrato uno strumento inidoneo ed utilizzabile solo per qualche piccola “bancarella”.

    La recente Commissione Banche ha chiarito qualcosa in merito alle responsabilità relative alle varie crisi di diverse banche del nostro Paese?

    La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, pur non avendo predisposto una relazione unitaria fra tutte le forze politiche, ha sottolineato, quale unico aspetto condiviso, la carenza di vigilanza da parte della Banca d’Italia e della Consob. Anche nel testo della relazione del partito di maggioranza (PD e centristi) si evince che "La Commissione è giunta a ritenere che in tutti i 7 casi di crisi bancarie oggetto di indagine le attività di vigilanza sia sul sistema bancario (Banca d'Italia) che sui mercati finanziari (Consob) si siano rivelate inefficaci ai fini della tutela del risparmio".

    Ci può dire quale banca, tra le quattro, ha maggiormente suscitato il Suo interesse?

    Direi la Cassa di Risparmio di Ferrara. Nel suo caso, infatti, non è stato preso in considerazione neppure il recente terremoto che ha danneggiato enormemente il territorio e le aziende produttive. Nella vicenda, inoltre, sarebbe emerso che Bankitalia avesse commesso un grave errore relativo al requisito dei minimi regolamentari, risultato carente per 60 milioni di euro. Presumibilmente tale errore sarebbe derivato da una semplice dimenticanza: infatti non sarebbe stato inserito il dato sulla fiscalità differita attiva, che avrebbe innalzato il patrimonio di vigilanza addirittura ad un’eccedenza pari a 27,5 milioni di euro! Viene poi rilevato come, durante il commissariamento, la situazione economica della Carife sia peggiorata, nonostante i commissari abbiano ridotto il perimetro di operatività dell’istituto, riducendo le banche controllate e le filiali. Si ritiene, pertanto, che il commissariamento non abbia sortito alcun effetto positivo: i commissari non hanno trovato alcuna strada utile per fare uscire l’istituto di credito dall’amministrazione straordinaria né, tantomeno, per arginare la crisi. Tutte le crisi che hanno caratterizzato recentemente gli istituti di credito hanno evidenziato una grave carenza della governance sui seguenti aspetti: il prezzo delle azioni, le operazioni baciate e la modalità di concessione delle linee di credito. A tutto questo si è aggiunto un Governo inadeguato nel far fronte a tali criticità ed una presenza, da parte dell’autorità di vigilanza, superficiale ed incostante.

    Quali sarebbero secondo Lei le proposte più interessanti per migliorare il sistema creditizio?

    Beh, senz’altro la separazione delle attività bancarie commerciali da quelle speculative, al fine, così, di dividere nettamente tutte quelle attività rischiose da quelle tradizionali e, di conseguenza, proteggere maggiormente i risparmiatori. Negli Stati Uniti tale separazione fu introdotta nel 1933 dopo la crisi del sistema bancario ma, successivamente, fu abolita; in seguito vi furono altri provvedimenti normativi che limitavano l’attività speculativa delle banche onde evitare crack finanziari. Anche in Europa è stato preso in esame concretamente questo aspetto ed un gruppo di esperti ha elaborato un rapporto sull’introduzione di riforme che impongano delle specializzazioni: la proposta contiene delle norme che assicurerebbero la separazione tra l’attività bancaria tipica, quella di trading in conto proprio e le altre inerenti alla valutazione dei rischi derivanti dall’attività di trading per conto terzi. La proposta, trovando difficoltà di applicazione in tutti i paesi dell’Unione, è ancora al vaglio della Commissione Europea. Un tema particolarmente importante è, poi, quello delle cosiddette “porte girevoli” che vengono a crearsi tra i vertici delle strutture pubbliche ed i primari ruoli del mondo della finanza. Nel nostro Paese numerosi dirigenti del Tesoro, dopo aver terminato il loro incarico, sono migrati nel mondo della finanza ed hanno ricoperto ruoli di primaria importanza all’interno delle Banche private. Nel rivestire il nuovo incarico nel settore privato questi soggetti si portano con sé tutto il bagaglio di informazioni riservate e sensibili acquisite durante il loro precedente incarico, che possono diventare un vero problema per la sicurezza economica del nostro Paese. 

    Quali strade sono percorribili a tutela dei clienti e risparmiatori delle banche?

    Gli strumenti sono molteplici e si differenziano gli uni dagli altri per specifiche caratteristiche ed ambito di applicazione. Ricordo che recentemente sono stati ampliati i collegi dell’Arbitrato Bancario e Finanziario e che è nato l’Arbitrato per le Controversie Finanziarie, strumento rivolto ai clienti retail che non hanno alcuna esperienza nel settore dei prodotti d’investimento; ciò è la prova come il contenzioso in ambito bancario e creditizio sia cresciuto negli ultimi anni. Ad ogni modo, prima di iniziare una vertenza giudiziale (che oltre all’ambito civile può interessare – come si è visto nel caso delle quattro banche risolte a novembre del 2015 – anche l’ambito penale) è necessario effettuare preliminarmente un tentativo di conciliazione con uno dei tanti strumenti ADR, tra i quali ricordo la mediazione ex d.lgs. n. 28/2010.

    Cosa si aspetta ora dall’attuale Governo?

    Giuseppe Conte recentemente ha manifestato la volontà di attivarsi non solo per tutelare gli azionisti azzerati ed i risparmiatori “truffati” dalle diverse realtà creditizie che hanno attraversato momenti di grave criticità ma vorrebbe anche mettere mano alla complessa disciplina che ha recentemente riorganizzato le banche popolari e quelle di credito cooperativo affinchè queste possano meglio soddisfare le richieste provenienti dal territorio recuperando la loro funzione di supporto al tessuto produttivo delle piccole e medio imprese. Le parole di Conte sono ricche di buoni propositi ma la materia è alquanto complessa e, rimettere mano alla disciplina delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo dopo che sono state disposte pesanti ed importanti fusioni, creazioni di gruppi e modifiche significative potrebbe comportare ulteriori gravi conseguenze che andrebbero ad interessare, ancora una volta, azionisti e risparmiatori.

     


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