Il Senato interviene sulla dibattuta questione della chiusura, da parte delle banche, dei conti correnti in caso di sospetti usi illeciti del contante.
Non è capitato raramente che aziende e professionisti si siano viste chiudere unilateralmente il conto corrente da parte della banca per il sospetto di attività di riciclaggio solo perché c’è stato un ampio uso dei contanti. Gli istituti di credito agiscono per tutelare sé stesse ed evitare problemi fiscali (sarebbero infatti corresponsabili se non segnalassero le operazioni sospette), ma nello stesso tempo vengono bloccati contribuenti che non hanno nulla da nascondere e che tuttavia maneggiano molto denaro contante, come ad esempio i “Compra Oro”. Un comportamento del genere è illegittimo e il cliente, che non intende spesso fare causa alla banca, ne cerca un’altra ove aprire un nuovo conto, per poi trovarsi, anche lì, con lo stesso problema.
Così un emendamento al Dl “Asset” (104/2023) approvato dalla VIII Commissione del Senato stabilisce che le banche devono assicurare che le procedure di mitigazione previste dalla disciplina antiriciclaggio non escludano, a priori e in modo generalizzato, i soggetti ad alto rischio dall’offerta di servizi bancari, a partire dal rapporto di conto corrente. Nello specifico, le procedure di mitigazione del rischio non devono essere tali da negare, in modo preventivo e generalizzato, l’accesso a prodotti e servizi in ragione della potenziale ed elevata esposizione del cliente al rischio di riciclaggio. Servirà invece una diligence accurata per chiudere (o non aprire) il rapporto bancario con il cliente che non soddisfa i requisiti della puntuale verifica antiriciclaggio.
L’associazione di categoria Antico, rappresentando gli operatori in oro, ha accolto con favore questo cambiamento, sottolineando l’importanza del dialogo con gli enti normativi e il Ministero dell’Economia e delle Finanze per garantire che le banche applichino correttamente le misure antiriciclaggio.
Con Bruxelles che avvia la selezione per la sede dell’autorità antiriciclaggio dell’Unione, in cui Roma è in competizione con altre città europee, emerge una novità significativa: per la prima volta in Italia c’è stata una diminuzione nell’utilizzo del contante. La Unità di informazione finanziaria rileva, nel suo rapporto semestrale, un calo delle attività legate al contante dal 2020, evidenziando una contrazione negli importi dei versamenti e prelievi.
Sebbene l’uso del contante sia diminuito, le segnalazioni sospette sono aumentate del 4,7% nel primo semestre del 2023. La maggior parte delle segnalazioni proviene da banche e Poste italiane, ma si osserva anche un aumento significativo dalle istituzioni di moneta elettronica, dai fornitori di servizi di gioco e dai notai. Queste segnalazioni, pur essendo indizi preliminari, sono trasmesse agli organi competenti per ulteriori indagini.
Fonte: La legge per tutti - 1 Ottobre 2023 | Autore: Paolo Florio Link